Paris Fashion Week FW25/26: una riaffermazione dell’identità

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L’identità è noiosa o una scelta ponderata?


Alla Paris Fashion Week FW25/26, le collezioni sembrano ruotare attorno a una riaffermazione dell’identità dei brand. Con l’era della “Balenciagite” ormai alle spalle, durante la quale molti direttori creativi sembravano contagiati da un’estetica uniforme, i designer sono tornati alle loro visioni distintive. Ma per le maison storiche, questa enfasi sull’identità risulta stagnante o è un approccio consapevole e ponderato?

Paris Fashion Week FW25/26: un focus più forte sull’identità


Uno dei debutti più attesi di questa stagione è stato quello di Haider Ackermann per Tom Ford. Ackermann è un designer che conosce bene il suo mestiere. A gennaio 2023, ha presentato un’interpretazione straordinaria di Jean Paul Gaultier, dimostrando la sua capacità di modernizzare una collezione rimanendo fedele all’essenza di una maison.

Infatti, il suo debutto da Tom Ford non è stato da meno. La formula? Identità con audacia. Una collezione forte e autorevole, che esalta il DNA distintivo del brand, realizzata con profondo rispetto per l’eredità della maison. Il risultato? Un successo clamoroso. Successo che sembra aver conquistato tutti, Tom Ford incluso. (Guarda la sfilata qui).

Sulla stessa linea, Julian Klausner ha gestito la transizione da Dries Van Noten con un profondo rispetto per i suoi codici, dimostrando che l’identità può essere sia preservata che evoluta. (Guarda la sfilata qui).

Chloé ha abbracciato il suo stile hippy-chic romantico e moderno, con le sue iconiche camicie di seta e abiti in chiffon adatti a donne di tutte le età. Così Chemena Kamali ha rivitalizzato il brand dopo Gabriela Hearst, anche se speriamo che tutte quelle pellicce fossero finte. (Guarda la sfilata qui).

Il momento clou


La nostra sfilata preferita? Il debutto di Sarah Burton da Givenchy. Una collezione assolutamente mozzafiato, che ha rappresentato una boccata d’aria fresca. Una lezione magistrale su come fondere l’eredità della maison, rendendo doveroso omaggio al fondatore ma aggiungendo una modernità raffinata. Il tutto esprimendo una femminilità pura attraverso un tailoring impeccabile. Magnifica! (Guarda la sfilata qui).

Dove la PFW FW25/26 ha deluso


Alexander McQueen, seppur un miglioramento rispetto alla sfilata primavera/estate precedente, è mancato di un forte pathos. Ancora una volta, ci si chiede: tutti i brand dovrebbero puntare all’appeal di massa? Questo non è mai stato l’essenza di McQueen.

Ann Demeulemeester? Una delusione.

E poi, Valentino – o Valentucci? O GVucci? Un mix caotico che riecheggia l’estetica del marché aux puces, così caratteristica di Alessandro Michele. Ambientare Valentino in una toilette pubblica – una metafora poco sottile per la traiettoria attuale della maison? Ancora una volta, Michele sembra mostrare poca reverenza per le case per cui disegna – ciò che emerge è il suo ego. Perché affidare una maison storica a un costumista? Considerando come sono finite le cose da Gucci, questo approccio ha senso?

Considerazioni finali sulla paris Fashion Week FW25/26: l’identità conta


In conclusione, la Paris Fashion Week FW25/26 ha riaffermato un tema chiave: l’identità conta. Ma qual è il rapporto tra costume e identità? E come si bilancia l’atemporalità con l’innovazione continua?

Recentemente ci siamo imbattuti in un post di 1Granary che lamentava la mancanza di innovazione nei brand di lusso. Eppure, all’interno del settore, molti – noi inclusi – valorizzano il concetto di timelessness più di una continua reinvenzione. Quando il fondatore originale o il visionario creativo non sono più alla guida, cosa rimane? Il DNA del brand.

Rafforzare l’identità non è stagnazione – è preservare il significato. Il DNA di un brand è la sua essenza, ciò che lo rende unico. In un’era ossessionata dalla novità, l’atemporalità e la lentezza sono valori da proteggere, non ostacoli da superare.

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