Capi seasonless: l’arte di vestirsi oltre il calendario

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Una guida per creare un guardaroba che funziona tutto l’anno


I capi seasonless, cioè senza stagioni, offrono un approccio più intelligente e sostenibile alla moda. Infatti, promuovono pezzi che superano i limiti stagionali, pur rimanendo rilevanti e versatili tutto l’anno.

Eppure, per molti, il concetto rimane sfuggente. La moda è spesso percepita come una questione stagionale, dettata da tendenze mutevoli e collezioni in continuo cambiamento. Purtroppo, la costante richiesta di novità domina ancora. Quindi, quei capi portati avanti nel tempo non vengono compresi né apprezzati. Ma il vero stile non riguarda l’inseguimento di tendenze effimere; riguarda adattabilità, longevità e la creazione di un guardaroba che funziona facilmente in ogni stagione.

Non è un segreto che la sostenibilità sia scomparsa dalle agende aziendali. Ma il cambiamento climatico è una realtà, ciò rende il consumo consapevole più urgente che mai. Ecco perché, noi di suite123 Milano, rimaniamo fedeli ai nostri valori, sostenendo una moda che rispetti sia le persone che il pianeta. Perché il vero costo dello stile non dovrebbe mai essere il nostro futuro.

Cosa significa davvero “seasonless”?


I capi seasonless o senza stagione sono pezzi senza tempo e versatili, progettati per essere indossati tutto l’anno. Non sono legati a una tendenza specifica o a una condizione meteorologica, ma si adattano perfettamente grazie alla funzionalità, al vestirsi a strati e allo styling.

Pensateli come la spina dorsale del vostro guardaroba: affidabili, adattabili e sempre in stile. Una camicia maschile ben tagliata o un vestito di seta, ad esempio, passano senza sforzo dall’estate, indossati con sandali, all’inverno, stratificati con calze e stivali.

La magia pratica dei capi seasonless


Oltre all’estetica, il vestire senza stagioni offre vantaggi tangibili:

  • Convenienza: investire in pezzi senza tempo riduce la necessità di acquisti continui, risparmiando denaro e riducendo gli sprechi.
  • Risparmio di spazio: un guardaroba curato di capi versatili significa meno disordine e una maggiore attenzione a ciò che conta davvero.
  • Stile disinvolto: pezzi progettati con cura che si abbinano facilmente, rendendo il vestirsi più semplice e intuitivo.

Una connessione emotiva più profonda: uno stile che cresce con te


I capi seasonless sono più che semplici vestiti: sono compagni che evolvono con te. Raccontano una storia di intenzionalità e selezione ponderata, riflettendo uno stile di vita che valorizza la qualità rispetto alla quantità. Scegliere pezzi senza stagione non significa solo vestirsi per il momento presente; significa curare un guardaroba che resiste alla prova del tempo. Un guardaroba per la vita che racconta la tua storia.

Come abbracciare il vestire senza stagioni


Creare un guardaroba senza stagioni è più semplice di quanto sembri. Ecco come:

  • Priorità ai tessuti: scegli materiali naturali e traspiranti come cotone, lino, lana e seta, che regolano la temperatura e si adattano a diversi climi.
  • Colori versatili: opta per tonalità che si completano a vicenda, permettendo abbinamenti facili e disinvolti.
  • Impara a stratificare: un singolo capo può essere adattato a più stagioni. Ad esempio, un blazer leggero indossato sopra un vestito estivo in primavera o abbinato a un dolcevita in inverno. Nello specifico, vestirsi a strati significa aggiungere o togliere dei pezzi a seconda del meteo o della propria percezione di esso.
  • Usa gli accessori con cura: sciarpe, cinture e gioielli possono rinnovare l’aspetto dei capi senza stagione, aggiungendo varietà senza eccessi.

Il quadro generale: i capi seasonless sono una scelta sostenibile


Soprattutto, il vestire con capi senza stagioni è una ribellione silenziosa contro il fast fashion. Ecco perché è importante:

  • Investire in capi che durano oltre una singola stagione riduce l’impatto ambientale.
  • Sfida il ciclo incessante del consumo eccessivo, incoraggiando un approccio più lento e intenzionale alla moda.
  • Non è solo una tendenza passeggera, ma un movimento verso un futuro più consapevole e sostenibile.

Conclusione: Capi seasonless – un invito all’azione

Con la sostenibilità che scompare dalle agende aziendali, il potere di guidare il cambiamento è nelle tue mani. Ti invitiamo a ripensare il tuo approccio alla moda, non come un ciclo stagionale di consumo, ma come una pratica consapevole, personale e sostenibile.

I capi seasonless sono una scelta intelligente, elegante e responsabile. Una scelta che si allinea ai tuoi valori e migliora il tuo stile di vita. Dopotutto, il vero stile non riguarda l’inseguimento delle stagioni; riguarda la creazione di un guardaroba che funziona per te, tutto l’anno.

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PFW FW25: Cosa ci insegnano i brand heritage su identità e atemporalità

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Come i brand heritage restano rilevanti senza reinventarsi radicalmente


Ora che la Paris Fashion Week FW25 si è conslusa, riflettiamo su ciò che i brand heritage ci insegnano su identità e atemporalità.

Infatti, uno degli aspetti più sorprendenti di questa stagione è stato il rinnovato senso di identità. Una qualità che negli ultimi anni si era diluita, portando i brand a perdere ciò che li rendeva unici. Inoltre, i brand oggi sembrano aver bisogno di approcci flessibili e ispirati. Non di strategie rigide o narrative guidate esclusivamente dal marketing.

Altrettanto degna di nota è stata la natura contenuta di molte sfilate, con una riduzione evidente di eccessi non necessari. Sebbene questo potrebbe suggerire una svolta verso pratiche più consapevoli, riflette più una cautela finanziaria in tempi incerti che un reale impegno verso la sostenibilità. In effetti, la sostenibilità sembra aver perso il suo ruolo chiave di strumento di marketing.

Brand heritage: parliamo di stile, non solo di designer


Chanel è rimasta inconfondibilmente Chanel, dimostrando che i brand heritage possono prosperare con un team di design forte. Nonostante l’assenza di un direttore creativo, la collezione è stata concepita in modo impeccabile, intrecciando i temi cari a Madame Coco. (Guarda la sfilata qui). Per le maison heritage, la vera domanda è: il focus dovrebbe essere sul designer al timone o sullo stile e sulla maestria artigianale senza tempo?
Detto questo, sarà interessante vedere cosa porterà la visione di Mathieu Blazy la prossima primavera.

Miu Miu, d’altra parte, è stata autenticamente Miuccia. Femminile ma sovversiva, la collezione ha catturato l’eleganza degli anni ’50 con un tocco ribelle: reggiseni a punta, borse portate nella piega del braccio, accessori vintage e gioielli dorati e vistosi. Cosa c’è di più autentico di Miuccia Prada che rimane fedele alla sua visione per Miu Miu? Femminile, chic e inconfondibilmente sua – un’impronta forte e chiara. (Guarda la sfilata qui). Tuttavia, ci piace credere che le pellicce siano finte.

Considerazioni finali


In conclusione, i brand heritage hanno dimostrato che la timelessness non si basa su una reinvenzione radicale, ma sulla fedeltà a un’identità distintiva. Chanel ha dimostrato che un design solido può sostenere il valore di un brand, anche senza un direttore creativo stellare. Invece Miu Miu ha ribadito il potere di una designer con una visione chiara e incrollabile.

Forse questa stagione segnala un cambiamento, non verso una reinvenzione incessante, ma verso un’affinamento. Verso una coerenza e una comprensione più profonda di ciò che rende un brand unico. In un panorama spesso dominato da espedienti di marketing, la moda potrebbe riscoprire il valore dell’autenticità.

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Paris Fashion Week FW25/26: una riaffermazione dell’identità

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L’identità è noiosa o una scelta ponderata?


Alla Paris Fashion Week FW25/26, le collezioni sembrano ruotare attorno a una riaffermazione dell’identità dei brand. Con l’era della “Balenciagite” ormai alle spalle, durante la quale molti direttori creativi sembravano contagiati da un’estetica uniforme, i designer sono tornati alle loro visioni distintive. Ma per le maison storiche, questa enfasi sull’identità risulta stagnante o è un approccio consapevole e ponderato?

Paris Fashion Week FW25/26: un focus più forte sull’identità


Uno dei debutti più attesi di questa stagione è stato quello di Haider Ackermann per Tom Ford. Ackermann è un designer che conosce bene il suo mestiere. A gennaio 2023, ha presentato un’interpretazione straordinaria di Jean Paul Gaultier, dimostrando la sua capacità di modernizzare una collezione rimanendo fedele all’essenza di una maison.

Infatti, il suo debutto da Tom Ford non è stato da meno. La formula? Identità con audacia. Una collezione forte e autorevole, che esalta il DNA distintivo del brand, realizzata con profondo rispetto per l’eredità della maison. Il risultato? Un successo clamoroso. Successo che sembra aver conquistato tutti, Tom Ford incluso. (Guarda la sfilata qui).

Sulla stessa linea, Julian Klausner ha gestito la transizione da Dries Van Noten con un profondo rispetto per i suoi codici, dimostrando che l’identità può essere sia preservata che evoluta. (Guarda la sfilata qui).

Chloé ha abbracciato il suo stile hippy-chic romantico e moderno, con le sue iconiche camicie di seta e abiti in chiffon adatti a donne di tutte le età. Così Chemena Kamali ha rivitalizzato il brand dopo Gabriela Hearst, anche se speriamo che tutte quelle pellicce fossero finte. (Guarda la sfilata qui).

Il momento clou


La nostra sfilata preferita? Il debutto di Sarah Burton da Givenchy. Una collezione assolutamente mozzafiato, che ha rappresentato una boccata d’aria fresca. Una lezione magistrale su come fondere l’eredità della maison, rendendo doveroso omaggio al fondatore ma aggiungendo una modernità raffinata. Il tutto esprimendo una femminilità pura attraverso un tailoring impeccabile. Magnifica! (Guarda la sfilata qui).

Dove la PFW FW25/26 ha deluso


Alexander McQueen, seppur un miglioramento rispetto alla sfilata primavera/estate precedente, è mancato di un forte pathos. Ancora una volta, ci si chiede: tutti i brand dovrebbero puntare all’appeal di massa? Questo non è mai stato l’essenza di McQueen.

Ann Demeulemeester? Una delusione.

E poi, Valentino – o Valentucci? O GVucci? Un mix caotico che riecheggia l’estetica del marché aux puces, così caratteristica di Alessandro Michele. Ambientare Valentino in una toilette pubblica – una metafora poco sottile per la traiettoria attuale della maison? Ancora una volta, Michele sembra mostrare poca reverenza per le case per cui disegna – ciò che emerge è il suo ego. Perché affidare una maison storica a un costumista? Considerando come sono finite le cose da Gucci, questo approccio ha senso?

Considerazioni finali sulla paris Fashion Week FW25/26: l’identità conta


In conclusione, la Paris Fashion Week FW25/26 ha riaffermato un tema chiave: l’identità conta. Ma qual è il rapporto tra costume e identità? E come si bilancia l’atemporalità con l’innovazione continua?

Recentemente ci siamo imbattuti in un post di 1Granary che lamentava la mancanza di innovazione nei brand di lusso. Eppure, all’interno del settore, molti – noi inclusi – valorizzano il concetto di timelessness più di una continua reinvenzione. Quando il fondatore originale o il visionario creativo non sono più alla guida, cosa rimane? Il DNA del brand.

Rafforzare l’identità non è stagnazione – è preservare il significato. Il DNA di un brand è la sua essenza, ciò che lo rende unico. In un’era ossessionata dalla novità, l’atemporalità e la lentezza sono valori da proteggere, non ostacoli da superare.

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Sconti indiscriminati: una pratica fuori controllo

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Camera Showroom Milano si mobilita per regolamentare gli sconti


Abbiamo spesso affrontato il tema degli sconti indiscriminati, una pratica che è sfuggita di mano. Quello che un tempo era uno strumento strategico per i saldi di fine stagione è diventato un fenomeno disponibile tutto l’anno. Fenomeno che mina sia la sostenibilità economica che ambientale.

I saldi, nella loro forma attuale, sono una strategia miope che alimenta comportamenti d’acquisto compulsivi e perpetua un ciclo produttivo tossico. L’industria della moda è uno dei principali responsabili della triplice crisi planetaria: cambiamento climatico, perdita di biodiversità e inquinamento. Contrastare modelli di consumo e produzione insostenibili è uno degli obiettivi chiave delle recenti linee guida delle Nazioni Unite. In questo contesto, l’iniziativa di Camera Showroom Milano (CSM) rappresenta un passo avanti benvenuto. Finalmente, verrebbe da dire…

A prima vista, gli sconti disponibili tutto l’anno potrebbero sembrare vantaggiosi per i consumatori. Tuttavia, la realtà è molto più complessa. Non solo danneggiano l’immagine del Made in Italy, come sottolinea CSM, ma nuocciono anche ai clienti finali. Come? Svalutando i prodotti e promuovendo una cultura del consumo basata sul prezzo piuttosto che sulla qualità e sull’artigianalità.

Camera Showroom Milano: contrastare gli sconti indiscriminati


In un recente comunicato stampa, CSM ha evidenziato come gli sconti disponibili tutto l’anno, pratica comune tra i rivenditori. danneggino la filiera del Made in Italy. Secondo la normativa vigente, una volta acquistati i prodotti, i rivenditori sono liberi di rivenderli a qualsiasi prezzo. Compresi sconti elevati, in qualsiasi momento dell’anno.

Questa pratica mina il valore dei prodotti e lo sforzo creativo che c’è dietro, destabilizzando al contempo il settore retail. Erode la fiducia tra i brand e i consumatori, poiché i prodotti sono percepiti come oggetti usa e getta, non più come beni desiderabili.

Il problema è particolarmente evidente per i prodotti Made in Italy distribuiti nel mercato europeo. Infatti, i negozianti spesso rivendono gli articoli senza rispettare le regolamentazioni sui prezzi pensate per proteggere l’integrità dei brand. Di conseguenza, il periodo di vendita dei prodotti a prezzo pieno si è ridotto a soli due o tre mesi. Ciò causa danni significativi ai singoli operatori, al settore nel suo complesso e all’intera filiera.

CSM sottolinea che la costante disponibilità di sconti ha trasformato l’acquisto di prodotti di moda e Made in Italy da un atto prestigioso e intenzionale in una corsa al prezzo più basso. Questo cambiamento non solo svaluta i prodotti, ma mina anche la sostenibilità a lungo termine del settore.

Soluzioni proposte: un appello all’azione collettiva per porre fine agli sconti indiscriminati


Per affrontare il problema, CSM richiede il supporto delle istituzioni e la ripresa di accordi specifici tra produttori e rivenditori. Questi accordi imporrebbero il rispetto dei prezzi di vendita suggeriti dai brand fino all’inizio dei periodi ufficiali dei saldi, a luglio e gennaio di ogni anno.

CSM sottolinea la necessità di regole chiare e condivise per garantire che le politiche di sconto siano in linea con le dinamiche di mercato e rispettino gli sforzi di tutti gli attori coinvolti, dai singoli operatori all’intera filiera. L’azione collettiva, sostengono, è essenziale per regolamentare efficacemente il mercato retail. Ciò include la promozione di una collaborazione tra piccole e medie imprese manifatturiere e rivenditori. Collaborazione con un focus sulla lealtà commerciale. L’obiettivo è mantenere i prezzi di vendita consigliati dai brand fino all’inizio dei periodi di saldi, creando un ambiente di mercato più equo e bilanciato.

Un problema più profondo: il ruolo dei brand e delle showroom


Sebbene la proposta di CSM sia un passo avanti, solleva una domanda cruciale: brand e showroom sono pronti a smettere di richiedere budget sempre più elevati ai rivenditori?

Il sistema attuale funziona in un circolo vizioso (abbiamo approfondito l’argomento qui). I brand impongono ai rivenditori requisiti di budget minimi, che spesso aumentano stagione dopo stagione. Per soddisfare queste richieste, i rivenditori acquistano più di quanto riescano a vendere, generando overstock. Questo eccesso di scorte, a sua volta, spinge i prezzi al dettaglio durante la stagione per compensare le perdite subite durante i saldi di fine stagione.

Per smaltire l’inventario in eccesso, i rivenditori ricorrono a promozioni, ribassi e sconti frequenti, alimentando ulteriormente il sovraconsumo. Questo ciclo si autoalimenta, collegando produzione e consumo in un modo che danneggia sia l’industria che l’ambiente.

Tra l’altro, meriterebbero una nota a parte i rivenditori online che ignorano le regole e fanno quello che vogliono. Italiani in primis.

Considerazioni finali su CSM e gli sconti indiscriminati


In conclusione, saldi e promozioni disponibili tutto l’anno non sono solo un sintomo di un sistema malato; ne sono una delle cause principali. Incoraggiano acquisti compulsivi e sostengono un modello produttivo insostenibile sia dal punto di vista ambientale che economico. Per promuovere modelli di consumo più sani, è necessario spezzare questo ciclo.

Sebbene apprezziamo gli sforzi di CSM per limitare gli sconti indiscriminati, un cambiamento reale richiederà una trasformazione più ampia del settore. Brand e showroom devono rivedere le loro richieste ai rivenditori. Inoltre, tutti gli attori coinvolti devono collaborare per creare un sistema che valorizzi la qualità rispetto alla quantità. Sostenibilità rispetto ai guadagni a breve termine.

In definitiva, la domanda rimane: l’industria della moda è pronta a compiere questo passo coraggioso verso un futuro più sostenibile?

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Un focus sulla brand identity alla MFW AI25/26

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Milano Fashion Week Autunno-Inverno 25/26: i codici prima di tutto


La maggior parte dei brand di lusso alla Milano Fashion Week Autunno-Inverno 25/26 ha posto un forte focus sulla brand identity – il loro DNA unico. In altre parole, le case di moda hanno evidenziato ciò che le definisce e le distingue.

Da Prada a Moschino, MM6, Marras e Dolce & Gabbana, l’enfasi sulla preservazione di un’identità distintiva è emersa come la strada da seguire.

Alcune note sulla MFW AI25/26: focus sulla brand identity


Antonio Marras: In realtà, il designer è sempre rimasto fedele al suo stile. Questa stagione, ha creato una narrazione poetica intrecciata con la musica del passato, traendo ispirazione dall’opera del 1892 La Bella di Alghero. Il risultato è stata una passerella con una forte identità territoriale. (Guarda la sfilata qui).

MM6: il brand ha giocato con misure e proporzioni, passando dalla small all’oversize. Questo approccio è stato particolarmente evidente nella reinterpretazione di pezzi iconici come trench, giacche, abiti e T-shirt. In effetti, la collezione è sembrata più autentica rispetto all’essenza di MM6. Un qualcosa che abbiamo riconosciuto, avendo amato e selezionato questo concept per la nostra boutique in passato. (Guarda la sfilata qui).

Moschino: il direttore creativo Adrian Appiolaza ha approfondito gli archivi e i codici stilistici del brand, riportando in vita i messaggi cari a Franco Moschino. Tra questi, spicca un appello all’azione per la crisi climatica, affiancato da tailoring audace, silhouette decostruite e dettagli surreali. (Guarda la sfilata qui).

Dolce & Gabbana: le modelle sono uscite dal teatro Metropol per invadere la strada, trasformando la sfilata in una celebrazione dinamica. L’estetica delle “cool girls” ha reinterpretato i classici del brand con un twist sexy-cargo, unendo attitudine e sensualità signature. (Guarda la sfilata qui).

Prada: Miuccia Prada e Raf Simons hanno esplorato la domanda, “Cos’è la femminilità oggi?”, sfidando le percezioni convenzionali di bellezza e identità di genere. Un approccio che abbiamo trovato particolarmente affascinante, in quanto ha tracciato un’idea di stile ricca di contrasti. Nell’era dei social media, dove le persone si rifugiano nell’illusione della perfezione, Prada invece propone l’estetica del brutto per scardinare l’effetto omogeneizzante di una cultura appiattita. Cultura di fronte alla quale molti soccombono, intorpiditi fino alla totale passività, privi persino dell’impulso di fuggire o cercare alternative. (Guarda la sfilata qui).

Cosa possiamo imparare dalla sfilata Prada AI25/26?

  • Femminilità contemporanea: un mix di vintage rielaborato attraverso una lente moderna. Prendi un vestito a tubino anni ’60, rendilo oversize, e otterrai una nuova interpretazione dello stile femminile.
  • Libertà di movimento: La collezione è ricca di silhouette oversize, che fluiscono delicatamente sul corpo, permettendo movimenti naturali.
  • Le taglie sono relative: La taglia non ha più la stessa importanza; è relativa. Ciò che conta davvero è come un vestito cade sul corpo e come scegli di indossarlo – con una cintura, una camicia maschile o sopra un paio di jeans.

Considerazioni finali: MFW AI25/26 e brand identity


In conclusione, alla Milano Fashion Week Autunno-Inverno 25/26, la maggior parte dei brand di lusso ha posto un forte focus sulla brand identity. Infatti, molti direttori creativi che hanno attinto dagli archivi per onorare il DNA della propria casa di moda.

In ultima analisi, l’esplorazione della femminilità contemporanea da parte di Prada ha offerto una visione dello stile moderno. In un gioco di contrasti – tra maschile e femminile – tutto si riduce a come scegli di indossare i tuoi abiti. Questo, dopotutto, è l’essenza dello stile: un invito alla libertà, abiti per esplorare e non per limitare.

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