Come l’impatto della moda ridisegna città e paesaggi. Dallo spreco alla ricerca
Domenica scorsa abbiamo visitato la mostra Inequalities alla Triennale di Milano. La 24ª Esposizione Internazionale affronta una delle questioni più urgenti del nostro tempo: il drammatico aumento delle disuguaglianze globali. Andando oltre la semplice osservazione, mette in discussione le disparità che plasmano la nostra esistenza—economiche, etniche, geografiche e di genere. Ciò avviene attraverso potenti installazioni ed eventi. Il progetto si propone di mappare queste dinamiche complesse e mettere in evidenza idee politiche per un futuro in cui la differenza diventi una forza, ricomposta in nuove comunità vitali.
Come ha sottolineato il presidente Stefano Boeri, la mostra indaga come “immense ricchezze siano ormai concentrate nelle mani di pochi. E come, per milioni di persone nel mondo, nascere in povertà sia diventato un destino irreversibile.” Rivela inoltre come la disuguaglianza, “che sia ereditata alla nascita, incontrata lungo il cammino o plasmata dalle nostre azioni—incida sull’aspettativa di vita e sulla salute di ciascuno di noi.” È chiaro che include le sue manifestazioni più estreme, dai ghetti alle guerre.
La mostra inquadra questo complesso tema attraverso due lenti distinte: la geopolitica e la biopolitica della disuguaglianza.

Inequalities & crisi dei rifiuti: il tuo guardaroba è un colonizzatore
Al piano terra, l’attenzione si sposta sulla scala geopolitica, in particolare sul mondo delle città. Questa sezione esamina le definizioni contemporanee di “ricchezza” e “povertà” e i ruoli significativi che esse svolgono nel plasmare gli ambienti urbani. Tra i partecipanti internazionali, il Togo ha presentato una interessante installazione: Out of Fashion, the Waste Lab. La sua tesi centrale e provocatoria: Your wardrobe is a colonizer. Collega direttamente i rifiuti dell’industria della moda alle dinamiche del colonialismo contemporaneo dei rifiuti.
Ogni anno, l’industria della moda genera circa 92 milioni di tonnellate di rifiuti tessili, gran parte dei quali viene esportata dal Nord globale al Sud globale. In Africa, questo “colonialismo dei rifiuti” aggrava il degrado ambientale e l’ingiustizia sociale, incidendo profondamente su paesaggi e città.
L’installazione Out of Fashion esplora le ingiustizie e i problemi ambientali causati da questa specifica forma di colonialismo dei rifiuti.
Prendendo il Togo e il mercato di Hedzranawoe a Lomé, come caso di studio, l’opera indaga come l’ eccesso di moda stia ridisegnando gli ambienti urbani. Come hub per l’abbigliamento di scarto nell’Africa occidentale, il mercato è diventato un microcosmo delle economie informali e delle pratiche di design innovative. Condizioni generate dalla crisi globale dei rifiuti. Qui i capi vengono venduti, modificati o trasformati in nuovi oggetti – come i parasole realizzati con scarti di denim. Queste pratiche dimostrano una resiliente cultura del riuso e dell’adattamento.
Culminando in un allestimento costruito con gli stessi rifiuti che critica – gli scarti tessili del mercato – Out of Fashion ridefinisce la narrazione. Tuttavia, non si limita a denunciare l’ingiustizia, ma incarna i principi di design rigenerativo che promuove. Mostrando la creatività nata dalla necessità a Lomé, traccia un percorso concreto. Cioè, il passaggio dallo spreco al consumo creativo e alla ricerca è non solo possibile, ma già in atto.
Considerazioni finali
Con Inequalities, la Triennale non pretende di esaurire l’argomento ma agisce come catalizzatore di riflessioni e possibili soluzioni. L’installazione Out of Fashion incarna perfettamente questa doppia missione. Realizzata con i rifiuti che denuncia, smaschera un sistema profondamente iniquo. Ma, allo stesso tempo, rivela la creatività che nasce in risposta. Ci ricorda che le disuguaglianze che ereditiamo o incontriamo possono anche essere trasformate – in vantaggi, in doni, in valore aggiunto per le nostre comunità future.