Microplastiche e salute umana – Parte 1: Comprendere il problema

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Un approfondimento sull’evento di Milano dedicato a microplastiche e salute


Siamo lieti di condividere il primo post di una serie in tre parti dedicata all’evento Microplastiche e salute umana. Tenutosi a novembre 2024, questo incontro di esperti ha evidenziato un problema globale pressante: la presenza pervasiva delle microplastiche e il loro impatto sulla salute umana. A mesi di distanza, le scoperte rimangono di cruciale attualità.

Le microplastiche non sono più solo una preoccupazione ambientale: si trovano nei nostri stomaci, nel sangue e persino nei cordoni ombelicali dei neonati. Questa realtà allarmante è stata al centro delle ricerche presentate dall’Università degli Studi di Milano all’Acquario Civico di Milano, durante una giornata di divulgazione scientifica promossa dall’Università in collaborazione con la Presidenza del Consiglio Comunale di Milano. L’evento Microplastiche e salute umana ha riunito ricercatori, immunologi, fisici, microbiologi e ingegneri per discutere in modo accessibile le ultime scoperte scientifiche. Progetto Culturale di Natasha Calandrino Van Kleef; Direzione Scientifica di Claudio Fenizia.

Microplastiche e salute umana: perché questa iniziativa è importante

  1. Sostenibilità ambientale: affrontare l’impatto a lungo termine dell’inquinamento da plastica.
  2. Interdisciplinarità: unire competenze di diversi campi per un approccio olistico.
  3. Coinvolgimento della comunità: coinvolgere i cittadini e il Comune di Milano per sensibilizzare l’opinione pubblica.

L’obiettivo? Stimolare consapevolezza e azione sulla crescente minaccia delle microplastiche per la salute umana. Le plastiche impiegano tempi estremamente lunghi per degradarsi, portando a un accumulo di microplastiche che influiscono sulla salute umana.
Potete guardare la conferenza qui e qui.

“Plastiche: queste sconosciute”


Alberto Milani, Fisico Dip. Chimica, Materiali, Ing. Chimica “G. Natta” Politecnico di Milano ha spiegato come questi materiali permeino ogni aspetto della vita moderna. Il problema visibile sono le immense isole di plastica che galleggiano nei nostri oceani. Ma un problema ancora più insidioso risiede nelle particelle microscopiche che ingeriamo inconsapevolmente.

  • Le plastiche sono onnipresenti: hanno trasformato oggetti di uso quotidiano, design, sport e trasporti.
  • Più precisamente definiti materiali polimerici: questi includono polipropilene (PP), polietilene (PE) e cloruro di polivinile (PVC), tra molti altri.
  • Vantaggi: Leggerezza, facilità di trasformazione e minore consumo energetico rispetto ad altri materiali.
  • Svantaggi: Scarse proprietà meccaniche e persistenza ambientale a lungo termine.

Attualmente, i trend di consumo globale sono in aumento. Tuttavia, una volta creato, un polimero non può essere “disfatto”. Rimane in natura, inizialmente in forma visibile, per poi frammentarsi in particelle sempre più piccole a causa dell’usura meccanica e delle condizioni atmosferiche, diventando infine microplastiche.

Bioplastiche: una soluzione possibile?


Una delle soluzioni proposte sono le bioplastiche, ma definirle è complesso. A livello europeo, le bioplastiche sono categorizzate come:

  1. Biobased: derivati da materie prime vegetali.
  2. Biodegradabili e compostabili: in grado di decomporsi naturalmente in condizioni specifiche.
  3. Una combinazione di entrambi: biobased e biodegradabili.

In Italia, le bioplastiche sono definite solo come biodegradabili e compostabili, indipendentemente dalla loro origine vegetale o fossile.

La questione è complessa, con possibilità aperte. Con le bioplastiche, possiamo affrontare il problema sia all’origine che alla fine del ciclo di vita del materiale. Nello specifico, le bioplastiche derivate da fonti vegetali affrontano il problema all’origine, utilizzando materiali rinnovabili che bypassano il bisogno del petrolio. D’altra parte, la biodegradabilità affronta il problema alla fine del ciclo di vita, poiché permette ai materiali – sia di origine fossile che vegetale – di decomporsi naturalmente dopo l’uso.

Sebbene le bioplastiche offrano una potenziale soluzione, sollevano ulteriori domande:

  • Condizioni di biodegradabilità: quanto facilmente questi materiali si decompongono negli ambienti naturali? Richiedono processi industriali?
  • Impatto ambientale: si decompongono davvero in molecole innocue, oppure formano composti ancora più persistenti?
  • Effetti sulla salute umana: i residui della biodegradazione potrebbero accumularsi nel corpo attraverso la catena alimentare?


Conclusione


Le materie plastiche, o materiali polimerici, sono sostanze composte da macromolecole chiamate polimeri. Questi polimeri sono costituiti da lunghe catene di unità molecolari ripetute, denominate monomeri, legate chimicamente attraverso la polimerizzazione. La loro natura chimica, struttura molecolare e aggregazione nello stato solido definiscono le loro proprietà e applicazioni, rendendoli materiali incredibilmente versatili.

Tuttavia, il termine bioplastica è ambiguo e copre un’ampia gamma di materiali di origine vegetale o biodegradabili – o a volte entrambi. Sebbene rappresentino un passo verso la sostenibilità, non sono una soluzione perfetta e richiedono ulteriori ricerche per valutarne appieno l’impatto sia sull’ambiente che sulla salute umana.

La conferenza Microplastiche e salute umana ha evidenziato l’urgente necessità di affrontare questo problema, riunendo esperti di diversi settori per esplorare la presenza pervasiva delle microplastiche e i loro effetti sulla salute umana. Nel prossimo capitolo di questa serie, approfondiremo i rischi per la salute legati alle microplastiche e ciò che la scienza ha scoperto finora. Stay tuned!

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