La moda non è un lavoro per donne: l’Italia sta perdendo leader femminili nel settore
La narrazione sulle donne nell’industria della moda è sempre stata un paradosso: un settore trainato dalle donne, ma guidato dagli uomini. I nuovi dati rivelano un calo dell’1,2% nella rappresentanza femminile nei ruoli dirigenziali del settore moda in Italia. Non è solo una statistica: è la prova che la moda non è un lavoro per donne nei ruoli decisionali.
Le donne restano emarginate non solo nei ruoli di direttore creativo – dove sono ancora una netta minoranza – ma in tutte le posizioni di comando. La disuguaglianza di genere è innegabile.
Il quadro generale: la leadership femminile si riduce
Nonostante cinque anni di progressi, la rappresentanza femminile nei ruoli apicali aziendali è diminuita. Il report Women and Fashion: The 2024 Barometer (un osservatorio promosso da PwC Italia in collaborazione con Il Foglio della Moda) mostra che meno di una posizione dirigenziale su tre nel fashion italiano è occupata da donne. (Pambianco).
La quinta edizione dello studio ha esaminato la presenza femminile lungo l’intera filiera moda, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, su un campione di 106 aziende associate alla Camera Nazionale della Moda Italiana (CNMI). Nel 2024, le donne ricoprivano il 30,6% dei ruoli di governo, in calo rispetto al 30,9% del 2023.
Il paradosso della forza lavoro: donne in basso, uomini in alto
I numeri diventano ancora più preoccupanti a livello di consiglio di amministrazione, dove la percentuale scende ulteriormente: solo il 25,8% di rappresentanza femminile nel 2024, contro il 27% dell’anno precedente – un calo di 1,2 punti percentuali. Guardando al passaggio dal 2023 al 2024, i dati evidenziano una tendenza allarmante.
Ma scendendo lungo la piramide del settore verso la forza lavoro più ampia, la rappresentanza femminile è ben più evidente. Nel 2023, le donne costituivano il 59,3% dell’occupazione totale nei settori tessile e abbigliamento. Per quanto riguarda i ruoli, la concentrazione più alta di donne si trova tra gli impiegati amministrativi, dove rappresentano il 59,1%. Nel solo settore dell’abbigliamento, la percentuale sale al 73,8%. Le donne rappresentano inoltre il 45,7% dei lavoratori nel tessile e il 64,3% nell’abbigliamento.
Tuttavia, la loro presenza cala drasticamente nei ruoli esecutivi e manageriali.
Nel settore delle concerie e degli accessori, le donne costituiscono il 49,6% degli occupati. Di queste, il 70,5% svolge ruoli operativi, il 27,5% ruoli amministrativi, e solo il 2% ruoli dirigenziali.
L’eccezione (PMI) contro la regola (grandi marchi)
Ci sono però segnali incoraggianti dal mondo delle PMI. Nelle piccole e medie imprese – spesso a conduzione familiare – quasi tre CEO su quattro sono donne. Le aziende a gestione familiare sfuggono alla regola, ma nei grandi brand della moda, la leadership maschile rimane la norma.
Quanto ai settori in cui le donne occupano ruoli manageriali, si concentrano soprattutto in produzione (19%), amministrazione e contabilità (16%), design (12%) e vendite (10%).
Donne nell’industria della moda: il divario nei ruoli creativi
Anche nei ruoli creativi—dove si presume che l’influenza femminile sia forte – gli uomini dominano la scena. Uno studio condotto dal British Fashion Council (BFC) ha rilevato che solo il 14% dei direttori creativi nei brand di lusso in Europa e Nord America sono donne, con una rappresentanza ancora più bassa per le minoranze.
Solo l’1% di questi ruoli è ricoperto da persone provenienti da gruppi minoritari. In particolare, le donne nere sono quasi assenti, evidenziando la necessità di una maggiore diversificazione.
Questo significa che, nonostante le donne siano grandi consumatrici di moda di lusso, le loro voci restano sottorappresentate ai vertici creativi.
Considerazioni finali: la moda non è un lavoro per donne
I numeri non mentono: la moda non è un lavoro per donne. Almeno, non ai vertici.
Il fashion gender gap italiano non solo persiste – si sta ampliando. Un calo dell’1,2% nella rappresentanza femminile nei ruoli dirigenziali può sembrare minimo, ma è il sintomo di un problema ben più profondo: un’industria costruita sul lavoro delle donne che continua a negare loro il potere.
Perché?
- Alla base, le donne dominano la forza lavoro (59,3%).
- Nei board, sono una minoranza sempre più ristretta (25,8%).
Il risultato? La leadership nella moda resta un mondo maschile – anche se dietro ogni singola cucitura ci sono le mani delle donne.
Si dovrebbero imporre quote di genere? E perché tanti brand continuano a equiparare il genio creativo o la capacità gestionale alla mascolinità? Il settore ha un problema culturale di base?
Questi numeri non chiedono solo discussione, chiedono responsabilità.
Il settore finalmente ascolterà?