Confindustria Moda e sindacati uniti a sostegno dell’industria della moda
Sergio Tamborini, presidente di Confindustria Moda – Federazione Tessile e Moda, è intervenuto al Luxury Summit de Il Sole 24 Ore dopo la firma del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro 2024–2027, avvenuta il 6 maggio. Le sue parole sono state un’ammissione di fallimento sistemico e un appello all’azione.
La crisi: “Siamo al quarto semestre negativo”
“Siamo al quarto semestre negativo consecutivo, non solo nel tessile e nell’abbigliamento, ma in tutto il settore moda, compresa la pelletteria, che è sotto forte pressione.”
Tamborini non ha usato mezzi termini: i settori tessile, abbigliamento e pelletteria sono sotto forti pressioni, senza alcun sollievo all’orizzonte. Ma il vero problema non è solo un calo ciclico: è un abbandono strutturale.
L’attore mancante: la politica
Tamborini ha sottolineato che il contratto non è stato frutto di una trattativa conflittuale:
“Non abbiamo firmato questo contratto da due lati opposti del tavolo. Per la prima volta, imprese e sindacati si sono trovati dalla stessa parte, perché manca un attore fondamentale — la politica.”
Ha aggiunto:
“Il Paese non ha una politica industriale, e non solo per questo settore: ci sono anche tematiche trasversali come l’energia.”
“Abbiamo capito chiaramente che la politica non è in grado di gestire questa situazione, perché non ha compreso questo settore. Forse perché ha parlato troppo a bassa voce per troppo tempo, a causa della sua frammentazione, visto che mancavano aziende leader capaci di rappresentare tutto il comparto, come la Fiat per l’automotive.”
Il settore moda italiano non ha un campione come la Fiat in grado di farsi ascoltare. Il risultato? Un governo che non ha capito il comparto, lasciandolo esposto a crisi energetiche, crolli nella supply chain e alla concorrenza globale.
L’allarme: “Rischiamo il buio totale”
Tamborini ha citato un recente blackout in Spagna come metafora di un possibile collasso sistemico. Quando si spezzano i legami chiave, tutto il sistema sprofonda nel buio. La filiera della moda italiana, frammentata e sottovalutata, rischia lo stesso destino.
“Come abbiamo visto con il blackout in Spagna, con queste reti interconnesse, quando si perdono i momenti di connessione, allora c’è il buio totale. E noi stiamo rischiando una condizione simile: se perdiamo pezzi della filiera, rischiamo di perdere l’intera filiera.”
La strategia: sindacati come alleati inattesi
Con l’assenza della politica, Tamborini ha annunciato un’alleanza senza precedenti: Confindustria Moda e i sindacati redigeranno una propria politica industriale da “presentare al governo”. Una ribellione strategica, o semplicemente il tentativo di colmare un vuoto politico?
Riflessione finale: l’ironia del “Made in Italy”
Tamborini ha espresso una frustrazione evidente: mentre i leader italiani celebrano le fashion week, ignorano la spina dorsale del settore. L’ironia? Un comparto che alimenta l’orgoglio nazionale sopravvive non grazie alla politica, ma nonostante essa.
“È bello andare alle sfilate. Ma poi bisogna rendersi conto che ci sono 600.000 persone impiegate in un settore che rappresenta la seconda base manifatturiera del Paese. Genera il 60% delle esportazioni e un saldo commerciale di 30 miliardi di euro. Noi non siamo riusciti a dirlo — ma loro non l’hanno capito.”
Esatto. Quando si spengono le luci sulla manifattura, anche le passerelle più brillanti finiscono nell’ombra.
Domanda ai lettori: La moda italiana riuscirà a sopravvivere all’indifferenza del governo? Oppure servirà un crollo totale per innescare il cambiamento?