Cosa ci rivela davvero il rapporto UNDP sulla plastica nel settore moda
L’UNDP ha pubblicato un’analisi sulla produzione di plastica: a cosa serve tutta questa plastica? I risultati mostrano usi che nascondono plastica in piena vista (UNDP). Appena il 6% della produzione globale di plastica finisce nell’abbigliamento, una frazione minima rispetto agli imballaggi (31%), edilizia (16%), veicoli (14%), beni di consumo (11%) e altri settori (18%).
Ma allora, se la moda contribuisce così poco alla produzione di plastica, perché viene spesso definita il secondo settore più inquinante al mondo?

La statistica sulla produzione di plastica: solo una parte del problema
Il punto cruciale è che i dati dell’UNDP misurano esclusivamente la plastica come materia prima, non l’impronta ambientale complessiva del settore moda. Sebbene la plastica sia un problema (soprattutto nei tessuti sintetici come il poliestere), l’inquinamento della moda va ben oltre.
In altre parole, i dati dell’UNDP sono accurati ma parziali. L’impatto della moda, infatti, si estende al di là della plastica. Ecco cosa non cattura quel 6%:
1. Inquinamento idrico:
- Tinture tossiche e scarichi chimici delle fabbriche tessili sono responsabili del 20% dell’inquinamento idrico industriale globale (World Bank).
- I tessuti sintetici rilasciano microplastiche, che rappresentano il 35% dell’inquinamento da microplastiche negli oceani (IUCN).
2. Emissioni di CO₂:
- Il settore moda genera il 4-10% delle emissioni globali di CO₂ — più del trasporto aereo e marittimo combinati (UNEP).
- I cicli di produzione frenetici del fast fashion e le catene di approvvigionamento globali moltiplicano l’impatto climatico.
3. Crisi dei rifiuti:
- Un camion di tessuti viene gettato in discarica o bruciato ogni secondo (Ellen MacArthur Foundation).
- Meno dell’1% degli indumenti viene riciclato in nuovi capi, generando montagne di rifiuti.
4. Sfruttamento delle risorse:
- La coltivazione del cotone consuma 2.700 litri d’acqua per una maglietta (WWF) e dipende pesantemente da pesticidi.
- Il modello lineare “produci-usa-getta” del settore è insostenibile per definizione.
Ma la moda è davvero il secondo settore più inquinante?
La classifica è dibattuta. Se petrolio e gas sono saldamente al primo posto, la posizione della moda varia a seconda degli studi:
- Alcuni la piazzano al secondo posto per l’insieme dei danni (acqua, emissioni, rifiuti).
- Altri la collocano più in basso, insieme all’agricoltura o all’allevamento.
La conclusione? Anche se non fosse davvero seconda, i danni ambientali della moda sono innegabili — e quel 6% legato alla plastica è solo la punta dell’iceberg.
Cosa ci dicono i dati dell’UNDP sulla produzione della plastica
La cifra del 6% non è sbagliata: è semplicemente un solo tassello di una crisi ben più vasta. L’impatto reale della moda deriva dal suo intero ciclo di vita, dai campi di cotone saturi di pesticidi alle discariche sommerse di rifiuti. Limitare i danni richiederà un cambiamento sistemico, non solo il passaggio dal poliestere ad alternative “green”.
Cosa possiamo fare? Sostenere la moda circolare, comprare meno, indossare di più, pretendere trasparenza.
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